di Ricardo Tagle, 11 luglio 2018
Il corpo umano, col suo genoma e microbioma, si è formato attraverso milioni di anni di evoluzione.
Come umani tendiamo ad accettare il mondo che ci circonda come “naturale”, ma da una prospettiva evolutiva le condizioni di vita attuali non sono naturali, bensì nuove. Il mondo intorno a noi è cambiato drasticamente in un tempo molto ristretto, se diamo uno sguardo all’indietro nel viaggio evolutivo umano.
Per il 99,5% della storia evolutiva del nostro genere (Homo) abbiamo vissuto come cacciatori-raccoglitori; un modo di vivere che ha dominato fino alla rivoluzione agricola avvenuta circa 10.000 anni fa.
Sebbene il nostro ambiente sia cambiato drasticamente dai nostri giorni vissuti da cacciatori-raccoglitori, il nostro genoma originale ci accompagna ancora in larga misura; una composizione genetica la cui espressione sana e lo stato ottimale sono diminuiti per via di diete e stili di vita contemporanei.
Scompiglio evolutivo
Il genoma umano si è formato nell’arco di milioni di anni in ambienti naturali ancestrali, attraverso il processo di selezione naturale tale per cui gli individui che si adattano meglio alle condizioni in cui vivono tendono a replicare più geni nel tempo rispetto a coloro che sono meno adattati.
Questo processo si è manifestato, specificamente, nel caso degli ominidi nell’era paleolitica (2,6 milioni di anni fa – 10.000 anni fa). Gli ominidi vivevano insieme in piccoli gruppi sussistendo di piante e animali selvatici e, durante questo periodo, i tratti ereditari che migliorarono la capacità dei nostri antenati di sopravvivere e riprodursi come cacciatori-raccoglitori furono positivamente selezionati per queste funzioni.
La rivoluzione agricola segna l’inizio di cambiamenti sostanziali nelle nostre condizioni di vita, cambiamenti che hanno accelerato il ritmo e la forza negli ultimi secoli. 10.000 anni sono una piccola frazione di tempo da una prospettiva evolutiva, e molte delle transizioni nello stile di vita sono state troppo potenti e/o troppo recenti per adattarsi ai nostri corpi. Da una prospettiva genetica risultiamo ancora per lo più cacciatori-raccoglitori, il che significa che l’evoluzione culturale ha oltrepassato l’evoluzione biologica.
Dal momento che la nostra biologia non è stata in grado di tenere il passo con i rapidi cambiamenti avvenuti nel nostro ambiente negli ultimi millenni, ora sperimentiamo una discrepanza genetico-ambientale.
Nel mondo moderno, la maggior parte di noi sottopone il proprio corpi a stimoli o troppo scarsi o eccessivamente innovativi, e come risultato si manifestano squilibri evolutivi. Quando il corpo umano è sommerso in uno stile di vita per il quale è scarsamente adatto, il genoma umano risponde con un modello di espressione genica sub-ottimale, ovvero si traduce in un fenotipo sub-ottimale e in malattie da civiltà (come il diabete di tipo 2, l’acne vulgaris, le malattie cardiache e il cancro del colon, che sono rari o inesistenti tra i cacciatori-raccoglitori e i moderni gruppi etnici che seguono una dieta e uno stile di vita conformi al nostro vecchio genoma).
Si possono identificare quattro fattori chiave di questa discordanza evolutiva, che hanno un’alta incidenza sul nostro stato di salute:
- Ipocinesi: tendenza alla sedentarietà, carenza di movimento. Molti di noi passano la maggior parte della giornata a stare fermi, in generale ci muoviamo poco.
- Ipercinesi: esagerata ripetizione di un gesto motorio specifico. La maggior parte degli sport potrebbero considerarsi un esempio, poiché sono composti da schemi motori ripetitivi, a loro volta esacerbati dall’affaticamento dei muscoli in un lasso di tempo ridotto; invece di mantenere il senso del movimento ridistribuito durante l’arco del quotidiano.
- Iposonnia: riposo inadeguato. Considerato il ritmo di vita e l’esposizione alla luce artificiale, il nostro corpo spesso non riesce ad accedere ad un sonno ristoratore.
- Nutrizione pro-infiammatoria: consumo di alimenti che generano infiammazione cronica intestinale.
Questa esclusiva tetrade della modernità o dei contesti civili poggia su ciò che viene denominato “Sindrome da Deficit della Natura”. Questo disturbo non presenta ad oggi una diagnosi formalizzata, ma ne tratta in un articolo del 2009 pubblicato da “Psichology Today” lo scrittore Richard Louv, specificando di intendere con ciò “un modo per descrivere i costi psicologici, fisici e cognitivi dell’alienazione umana dalla natura, in particolare per i bambini nei loro vulnerabili anni dello sviluppo “.
La condizione che chiamiamo Homo Domesticus, la versione domestica dell’Homo Sapiens, è causata principalmente da questo “deficit” delle condizioni naturali nei nostri stili di vita, in altre parole, da una discordanza tra l’ambiente che abitiamo e la nostra anatomia, fisiologia e comportamento.
Questa condizione culturale colpisce e genera condizioni di salute non ottimali ed è diventata la grande epidemia della modernità.
Questo “deficit” è uno dei mali del nuovo secolo. Ad ogni gesto siamo sempre più connessi alla tecnologia e più disconnessi dalla natura. I nostri figli non sono esenti da questo cambiamento di vita e molti di loro soffrono del cosiddetto disordine del deficit della natura, la cui caratteristica più evidente è l’inadeguata relazione tra noi e l’ambiente. È una disconnessione persistente dalla natura e da tutto ciò che il contatto con la natura comporta.
Conclusione e suggerimenti
Gran parte dei problemi di salute che colpiscono le culture moderne si debbono ai modelli quotidiani degli stili di vita, in termini di attività fisica, dieta, stress, schemi di riposo, ecc .; che sono profondamente differenti da quelli per i quali siamo geneticamente adattati. L’ambiente naturale ancestrale in cui il nostro genoma attuale è stato forgiato attraverso la selezione naturale ha richiesto una grande quantità di dispendio energetico giornaliero in una varietà di movimenti fisici. I nostri geni selezionati in questo ambiente naturale arduo ed esigente hanno permesso ai nostri antenati di sopravvivere e prosperare, implicando uno stile di vita molto vigoroso.
Questo brusco cambiamento (in termini evolutivi) da uno stile di vita fisicamente impegnativo in ambienti naturali all’aperto, ad uno stile di vita al chiuso e inattivo, è la fonte di molte delle malattie croniche generalizzate che sono endemiche alla nostra società moderna.
La risposta logica è di replicare, attualizzando, i modelli originari dell’attività umana, nella misura in cui ciò sia fattibile e pratico. Le raccomandazioni sui modi di esercitarsi, in merito a durata, intensità e frequenza, dovrebbero tener conto di far avvicinare alle attività fisiche di routine dei nostri antenati, con i quali condividiamo ancora la maggior parte del nostro genoma.
In una tipica persona inattiva, questo tipo di attività fisica quotidiana ottimizzerà l’espressione genica e contribuirà a conferire lo stato di salute ottimale di cui, una volta, eravamo in grado di godere in quanto esseri umani in natura.