MODELLO BIOETICO ARGO

 

L’ecologia ha molte facce. Negli ultimi decenni sono stati difatti formulati vari approcci, tra loro anche molto differenti, volti ad applicare cognizioni scientifiche e tecnologie per influenzare positivamente l’ambiente naturale.

Gli approcci, come facilmente comprensibile, variano in ragione di alcuni elementi fondamentali:

  • gli obiettivi perseguiti
  • i paradigmi tecnico-scientifici disponibili
  • l’orientamento ideologico, etico e morale

Con riguardo al primo elemento fondamentale, è prima di tutto importante comprendere che la parola stessa “eco-logia” presenta un etimo auto-esplicito. La presunzione della scienza ecologica è difatti quello di comprendere il funzionamento dell’ecosistema, allo scopo di poter controllare e influenzare significativamente il suo sviluppo e la sua salute. Ne consegue, per paradosso, che anche un’azione mirata a distruggere in modo incisivo un ecosistema, si serve delle medesime conoscenze scientifiche. Gli obiettivi perseguiti sono di conseguenza il primo e principale elemento rilevante in un’azione ecologica, giacché qualora gli obiettivi fossero corrotti o malevoli, l’azione ecologica produrrebbe effetti parimenti negativi sull’ecosistema.

Presumendo che un’azione ecologica emani da una volontà benevola verso la vita e la natura, entra in gioco quindi il secondo elemento fondamentale: quali strumenti e cognizioni sono a disposizione in quel tal momento storico, in quel tal sistema politico sociale, e con quali risorse materiali ed economiche si sostiene tale azione.

La scienza ecologica ha di conseguenza vissuto diversi cambiamenti, influenzati dal progresso scientifico e tecnologico, ma anche dalle modificazioni sociali e dalla progressiva concentrazione di ricchezza e risorse verso grandi corporazioni private, che hanno sempre più rappresentato il principale motore degli indirizzi di ricerca universitaria e non solo. In altre parole, le scoperte scientifiche degli ultimi decenni sono il risultato di percorsi di ricerca i cui scopi erano decisi dagli sponsor privati, i quali orientavano e orientano dunque la direzione di crescita delle cognizioni scientifiche. L’utilizzo sempre più prevalente delle tecnologie digitali è un esempio di tale orientamento eteroindotto, tanto da aver generato come conseguenza l’estinzione di intere branche di artigianato e relativa cultura metodologica. Oggi fortunatamente in molti hanno iniziato a segnalare tale fenomeno, riconoscendone la gravità sotto il profilo culturale e del benessere collettivo, e formulando nuovi e più evoluti approcci.

In ultimo, tra gli elementi fondamentali che determinano le caratteristiche di un’azione ecologica, vi è l’orientamento etico e morale. Frequente è difatti l’artificiosa umanizzazione della natura da parte delle ideologie più progredite e libertarie, tanto da far pensare ad alcuni sociologi che si tratti di una conseguenza dell’eccessivo benessere. Se difatti appare universalmente comprensibile il principio morale del rispetto della vita, la sua applicazione vede invece molti differenti approcci. 

Non è mai il “cosa” a differenziarsi in questo caso, bensì il “come”. Per alcuni anacoreti indiani ad esempio, è importante persino la vita delle formiche e dei piccoli insetti, tanto da indurli a portar con se un piccolo scopino in saggina per spazzare i propri passi. Tale estremismo risulta però comprensibile in ragione dei rigidi canoni morali religiosi da essi osservati, mentre diviene persino patologico quando compare in quelle società che usano sterminare gli animali indesiderati, dalle lumache alle zanzare, dai piccioni ai topi. La pratica del pruning ad esempio, potrebbe essere descritta come “tagliare pezzi del corpo di un essere vivente per poi darglieli in pasto”. Ma trattandosi di un albero, non è appunto sano giungere ad antropomorfizzarlo per compiere una valutazione di stampo essenzialmente moralistico. Numerosi studi recenti hanno inoltre individuato diversi profili di risposta bioelettrica e chimica da parte delle piante, tanto da far seriamente pensare ad una loro coscienza quasi pari a quella di un animale. La nostra idea e interpretazione personale di tali dati, porta dunque a diverse posizioni etiche e differenti approcci.

La cosiddetta “ecologia profonda” rappresenta un esempio di radicalismo funzionale, pensato per aggirare parzialmente l’eccessiva variabilità degli approcci nella scienza ecologica. Essa promana infatti dal principio che la natura è prima di tutto autocratica, ovvero le leggi che la governano non richiedono alcun aiuto da parte dell’uomo. Il termine scientifico “biocenosi” raffigura proprio tale principio, indicando un luogo – “biotopo” – dove tutti gli esseri viventi che lo abitano sono tra loro in vicendevole equilibrio, e possono esperire la propria esistenza in prosperità.

Per contro, il termine “ecologia”, nella sua accezione correntemente più diffusa, identifica una serie di azioni volte principalmente a tamponare problematiche derivanti da un utilizzo errato della tecnologia, quali ad esempio sostituire contenitori usa e getta in plastica con materiali biodegradabili. Per evitare di intervenire sulle nostre abitudini di consumo, e sui conseguenti modelli di business commerciale, si evita dunque di tornare ad utilizzare contenitori ri-utilizzabili e si preferisce applicare soluzioni “cosmetiche”, dove solo un tecnico esperto può comprendere realmente la loro validità. Come per le auto elettriche, anche gli imballi presentano infatti numerose ombre, connesse prima di tutto al costo energetico legato alla logistica, al trasporto, ed alla produzione delle bioplastiche. Insomma, l’ecologia corrente molto spesso ha molto poco di utile per l’ambiente, tanto che la quantità di rifiuti ad elevato impatto ambientale sono in statistico aumento.

Un esempio sono i dispositivi cellulari. Gli smartphone contengono infatti numerosi metalli e sostanze inquinanti, ma ciononostante gli standard industriali, in ragione di esigenze commerciali e monopolistiche, hanno progressivamente reso impossibile la sostituzione delle varie parti, giungendo ad integrare ogni elemento. La conseguenza è che sostituire un vetro del display, è oggi necessario sostituire quasi integralmente il dispositivo, inclusa la batteria!

Il modello bioetico Argo vuole proporre un approccio ponderato che possa rappresentare un modello per il futuro. L’assenza di tecnologia entro un habitat naturale consente infatti di accelerare i processi biologici spontanei, portando più rapidamente alla salute del biotopo. Tuttavia e per contro, un approccio esclusivamente radicale appare poco efficiente sotto il profilo dell’attuabilità, e richiederebbe tempi molto lunghi e conseguenti difficoltà nella sostenibilità economica.

L’associazione dei giusti principi individuati dall’ecologia profonda (deep-ecology) con un utilizzo misurato di tecnologie analogiche e procedure a basso impatto ambientale, rappresentano dunque un compromesso pragmatico idoneo a massimizzare i risultati nella gestione ecologica di un’area in salvaguardia. Parimenti, il coinvolgimento del grande pubblico non solo nella sua sostenibilità, ma anche nell’avvicendamento culturale al rispetto della natura, inclusa la riscoperta di una dimensione salutare del tempo, del cibo e delle arti, vede nel digitale uno strumento eccezionale per ottenere rapidamente risultati significativi.

Le terre in salvaguardia di Argo si chiamano Argolands.

Il modello Argo può osservarsi nei suoi due differenti lati: interno ed esterno.

All’interno delle Argolands si sfruttano e incentivano tecnologie “povere”, massimamente attuabili senza ricorso ad energia elettrica. Un esempio sono le tecnologie per lo sfruttamento dei moti fluviali, delle masse atmosferiche, dei cicli circadiani e della cronobiologia, delle inerzie meccaniche e termiche.

All’esterno delle Argolands invece si applicano in modo ponderato le più avanzate tecnologie digitali, quali sensori smart, sistemi satellitari, blockchain, social networking, etc.

Il lato esterno consente dunque di coinvolgere la community con la massima efficienza, mentre all’interno la natura può prosperare senza doversi sacrificare alle esigenze del consumismo.

In particolare, come meglio dettagliato nel White Paper, Argo pone in cooperazione l’interno con l’esterno attraverso una connessione: ogni metro quadrato del terreno rappresenta il controvalore di una moneta digitale decentralizzata (stablecoin). In tal modo, il terreno protegge il valore della moneta di Argo (Gaian), e questa a sua volta protegge la vita ecologica del terreno (Argoland).

Il valore nominale del Gaian corrisponde infatti ad una media tra il valore immobiliare ed il valore naturale di un metro quadrato di Argoland, facendo del Gaian non solo una stablecoin, ma persino una forma di microinvestimento immobiliare ed ecologico.

Grazie all’innovativo approccio bioetico di Argo, la protezione ecologica coincide con la protezione economica, in un sistema win-win mai sperimentato prima.

La vita all’interno delle Argolands scorre lenta e squisitamente silenziosa, punteggiata dai suoni della natura e animata dagli eventi sociali periodicamente organizzati. Si riscoprono arti e attività antiche e salutari, circondati da piante e animali curati e reinseriti con l’aiuto dei Custodi. Ogni Argoland è infatti suddivisa in “Essent”, aree di circa 5/10 ettari affidate in custodia a naturalisti che desiderano diventare parte del progetto come residenti stabili.

Nel mondo nel frattempo, i sostenitori possono godere dei vantaggi dei tokens Gaian attraverso il portale interattivo Argolands.com, dove con l’ausilio di computer-grafica immersiva potranno monitorare i territori di Argo, inserire nuove piante, acquistare NFT mirati per i carbon credits o per la partecipazione ai workshop, alle feste rurali, alle degustazioni, alle attività per ragazzi, ai ritiri benessere, etc.

Tra interno ed esterno si pongono i “Gliv”, i Gaia-living dotati di spazi condivisi per lo smart-working, per l’artigianato, per la Gaia-therapy. I Gliv sono dunque gli headqarter delle Argolands, e comprendono strutture abitative a basso impatto ambientale per il turismo eco-sostenibile.

Il modello Argo rappresenta dunque il miglior esempio di cooperazione virtuosa tra le attuali tecnologie digitali e la salvaguardia ambientale, in un processo scalabile idoneo ad essere replicato ed adattato a diverse circostanze. Le aree-parco istituzionali ad esempio, possono adottare versioni customizzate del Gaian per operare specifiche azioni migliorative, sia nella custodia e protezione dei parchi, sia nel coinvolgimento dei cittadini, anche attuando sistemi di scambio di prodotti a km0 in grado di contenere l’inflazione. Il contrasto allo spopolamento dei piccoli borghi è un’altra potenzialità del modello Argo, che può consentire una naturale rinascita di piccole comunità, il cui patrimonio diviene protetto dalla terra che abitano.

La creazione di una struttura verde di conservazione bioetica in tutto il mondo, grazie ad Argo è ora possibile. Il suo sistema di salvaguardia è concepito infatti per attuare acquisizioni in qualunque Paese, strutturando dipartimenti territoriali di custodia in grado di esercitare un’opera incisiva grazie alla profonda penetrazione con le norme locali, coordinati da un Ente internazionale costituito sotto forma di Trust.